martedì 29 luglio 2008



Il peperoncino? Lo si usava già 6.000 anni fa. "E' la spezia più antica della storia"
- La passione dell'uomo per il peperoncino è amore di lunga, lunghissima data.
La spezia bollente aveva già conquistato i nostri avi 6.000 anni fa, che la usavano comunemente in cucina.
La prova, documentata in uno studio pubblicato su Science, sta in una serie di reperti fossili che ne testimoniano la diffusione su vastissima scala - dal Perù alle Bahamas - addirittura prima anche della scoperta della ceramica.
Una scoperta che ha sorpreso anche i ricercatori e che getta nuova luce sulle abitudini culinarie dei nostri progenitori preistorici, che, pare, amavano già ricette sofisticate. Gli scienziati hanno usato una tecnica innovativa, analizzando tracce microscopiche di un amido fossilizzato trovate sugli utensili di pietra usati per macinare gli alimenti.
"Il microfossile era noto da diversi anni" spiega a Repubblica.it Linda Perry, la scienziata dello Smithsonian National Museum of Natural History che ha coordinato lo studio.
Ma solo dopo un lunghissimo lavoro di comparazione dei dati abbiamo scoperto che questo amido derivava dal frutto del peperoncino.
E mettendo a confronto i dati di diverse ricerche in luoghi anche molto lontani, siamo riusciti a documentare la storia di questa pianta nelle Americhe".
è risultata un elemento chiave della dieta indigena dall'Ecuador al Panama, dal Perù fino alle isole tropicali di Bahamas.
"Sapevamo da testimonianze storiche ed etnografiche che quelle popolazioni mangiavano peperoncino coltivato, ma questa ne è la prima conferma archeologica" racconta Deborah Pearsall, professore di antropologia all'Università del Missouri, che ha lavorato allo studio.
Il peperoncino, quindi, potrebbe essere una delle più antiche spezie usate in cucina in America, dove è nato.
I microgranuli di amido fossilizzati, al microscopio appaiono come dei cerchi appiattiti, con una minuscola depressione al centro e sono diversi da quelli di altri cibi.
Gli esemplari più antichi sono stati rinvenuti nell'Ecuador sud-occidentale e risalgono appunto a 6.000 anni fa.
I nostri avi ne erano ghiotti e la passione si è tramandata nei secoli immutata, fino a farlo diventare oggetto di culto.
C'è chi lo osanna per le virtù terapeutiche: è disinfettante, facilita la digestione, è ricco di vitamina C, afrodisiaco.
L'Italia gli ha dedicato un accademia e numerosi festival.
E chi, semplicemente, sulla tavola non può farne a meno.
Oggi ne esistono oltre 600 specie, che culiminano nel mitico Habanero, il più piccante e pregiato di tutti.
"Quello che non ci ha sorpreso nei nostri studi - dice ancora la dottoressa Perry - è la diffusione del "chili" su un territorio così esteso.
Sono solo 500 anni che Cristoforo Colombo lo ha portato in Europa, ed è già diventato parte integrante delle cucine di tutto il mondo.
Penso che i nostri avi ne amassero il sapore proprio come noi oggi".
Pare che lo usassero soprattutto per condire stufati ed elaborate zuppe a base di manioca e mais, altri due alimenti che non mancavano mai per cena: le loro tracce sono state trovate sugli utensili di pietra accanto a quelle del peperoncino.

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